domenica 25 novembre 2012

Liberty

E' morta. Liberty è morta. E' stata uccisa dal Comandante Colin Geary dell'Ottava Flotta. Era legata come un animale ed è stata strangolata.

"E la mia giustizia calerà con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli." Ezechiele, 25:17




Afferrare il diavolo per la coda.

Ai tempi dei Phantom cercai di afferrare il diavolo per la coda. Adesso la coda è cresciuta a me.
Jack mi ha offerto di navigare con lei e ho accettato.
"Il mio lavoro non è trasportare roba per il Verse: faccio cose illegali, Vasilye. Te la senti?"
"Dopo Hall Point, Jack?"

Siamo tornati su Bullfinch per fare evadere Eric Rose. Qualche giorno dopo il diavolo si è rivelato. Nella persona di Red "Cavaliere della tavola imbandita" Wright.

I Dust Devils. Gli ho parlato dei sospetti che avevo avuto ai tempi dei Phantom. Di Baylong. E' stato, in un certo senso, catartico.

"Ho conosciuto altri Phantom (si riferiva ad Amelie e Jan, naturalmente) e mi sono ricreduto su di loro. Dopo Bullfinch, mi sono ricreduto anche su di te. Non me ne frega un cazzo (sono abbastanza sicura che abbia detto esattamente così) di chi sei stata e di dove sei nata. Per quello che mi riguarda sei una del Rim. Una di noi."

Mi ha chiesto se mi sento in grado di fare quello che "va fatto". Ho cercato di spiegarmi. Di far capire che, sì, sono in grado di combattere. Per loro. Per Jack. Per questa famiglia di matti, perché è questo che è la gente di capitan Rooster: una famiglia. Non per la causa o gli ideali indipendentisti, che non rinnegherò mai e poi mai, ma per loro. Per casa. Alla fin fine, a ben guardare, è la stessa cosa. Almeno in un certo senso. Per loro la casa è il Rim. Per me... E' la Almost. Vorrei saper essere più capace per poter esprimere con più chiarezza, anche per me stessa, i pensieri che ho in testa.

Ho afferrato il diavolo per la coda e il diavolo ha afferrato me. Forse, questa volta...

Rimembranze.

Mi rendo conto di non aggiornare questo... diario... da molto tempo. Poca voglia e troppi pensieri. Troppe cose accadute e troppo ravvicinate le une alle altre.
Ho lasciato Hall Point, era qualcosa a cui pensavo da tempo. Mi trattenevano ancora Brent e Amelie e la necessità di riflettere. Mi hanno allontanato tante cose. Le parole di Jack, mi chiedo se sia cosciente del peso che hanno, che mi hanno spinta a determinate considerazioni. Le parole di Bernardo, ragionate e pacate, che mi hanno dato la consapevolezza finale che quello non era il mio posto (non più almeno). L'incidente su Horyzon con Brent e la degenza in ospedale che mi ha dolorosamente fatto aprire gli occhi sul reale peso di certi rapporti. Bill Blackbourne come nuovo Head assieme a Electra: quell'uomo aveva giurato di uccidermi; come avrei potuto, anche ammesso che non ci fossero altri motivi, rimanere a bordo? Electra nei cui confronti mi sono definitivamente resa conto non posso e, ammettiamolo, non voglio recuperare niente. Al pari suo, d'altrocanto.
Amelie e Brent sono partiti per stare tranquilli, per allontanarsi da questa vita, per costruire assieme qualcosa di nuovo.
Hanno già cominciato: "Sarai zia, mei mei."
Zia. Una parola che ha uno strano sapore se penso che è riferita a me.
E' stato un periodo strano, mi è sembrato di non essere stata io a viverlo.

Jack mi ha offerto un lavoro ("Sei una rompicoglioni, Vasilye, ma se credi di poter eseguire i miei ordini senza fiatare sali a bordo") ed è arrivata l'esperienza su Bullfinch. E' stata una bella sensazione poter fare, per una volta tanto, la cosa giusta. Anche se, in prospettiva, era qualcosa più che quello. Ho imparato a conoscere meglio i ragazzi della Almost: Eir, Eivor, Red, Liberty, Sundance, Klaus con il suo strano accento, Cleve... Persino Jack: l'ho vista a... lavoro.
Per la prima volta da tanto tempo mi sono sentita pienamente accettata e "quasi a casa". Forse perché i folli si riconoscono per quello che sono. O forse perché certe esperienze creano dei legami più profondi di quanto si riesca razionalmente a immaginare. Forse, non credo, ma non riesco a fare a meno di pensarci, mi sto volendo ancora una volta illudere.

Jack mi ha offerto di lavorare con lei in pianta stabile, di fare parte del suo equipaggio. Era un discorso in sospeso da tanto tempo. Sono cambiate tante cose dalla prima volta che me l'ha chiesto, c'è stato Bullfinch di mezzo. Questa volta ho accettato.


domenica 9 settembre 2012

Costruzioni e distruzioni.

E' più facile distruggere che costruire qualcosa. Meno tempo. Meno risorse. Meno impegno.
Electra, per esempio, ha distrutto il rapporto che c'era tra di noi. Vuole ricostruirlo. Non capisce che è qualcosa che, ammesso sia possibile, richiede tempo e impegno. Un passo avanti e tre indietro.
Tutto ciò sparisce di fronte alla tragedia che si è abbattuta su Greenfield. Anni a costruire, pochi giorni per distruggere. Il numero delle vittime non è ancora stato diramato, ma fossero anche soltanto due sarebbero sempre due di troppo.
Arroganti. Viaggi nello spazio. Navi all'avanguardia. Tecnologia a profusione. E tutto ciò non serve a niente. Siamo sempre in balia della natura. Arroganti. E' solo di fronte a questi disastri che ricordiamo quanto poco siamo. E tra non molto torneremo a dimenticarlo. Fino alla prossima volta.
Non mi sono mai vergognata di me stessa come in questi giorni. Hall Point non è un ente benefico. Per conto della proprietà abbiamo venduto medicinali a prezzo maggiorato ai vari presidi ospedalieri. Mi sono vergognata. Ho fatto un versamento anonimo e ho corso qua e là tra una consegna e l'altra per conto dello skyplex per cercare di fare quel che potevo per dare una mano. E' stato per altruismo, perché era la cosa giusta da fare, o per lavarmi in qualche modo la coscienza?
Chissà, magari entrambe le cose.
Ho incontrato Jack. Figurarsi se non sarebbe stata in prima linea a fare la propria parte. Mi sono fermata ad aiutarla. Pensavo che mi avrebbe picchiato il martello in testa, invece, ancora una volta, mi ha stupita. Abbiamo parlato, ma non sono riuscita a dirle proprio tutto quello che avrei voluto. Per paura. Della risposta. Di rovinare tutto. Della perdita.
Almeno una cosa sono riuscita a dirgliela e cioè che quella volta su Hall Point ho avuto paura di averla persa.

domenica 19 agosto 2012

Nella vita spera il meglio ma aspettati sempre il peggio.

Nella vita spera il meglio ma aspettati sempre il peggio.
E' così vero che le poche volte in cui il meglio arriva non si è preparati ad accoglierlo.
Forse perché arriva troppo improvvisamente. Onestamente non saprei.
Guardandomi indietro mi accorgo che col tradimento di Williams è iniziato un periodo orribile.
Credo che non sia un peccare di pigrizia se evito di pensarci quanto di salvaguardia del mio umore. In fondo anche se tenessi nota cosa cambierebbe? Nulla. Le persone scomparse ricomparirebbero? No. Gli eventi andrebbero diversamente? Ancora una volta, no.
Beh, in realtà una persona è ricomparsa; non certo una di quelle che mi aspettavo di rivedere e che ancor meno tenevo a reincontrare: Williams.


Mi ha fatto avere delle targhette militari con il cognome Williams inciso. Sono quelle di suo padre. Così scopro questo dettaglio su di lei e mi rendo conto che di lei non so niente. Rifletto e realizzo che, a dispetto delle sue parole che mi invitano a porre domande, non ho reale interesse a scoprire alcunchè di lei. Realizzo che la rabbia è sparita e che rimane soltanto la mancanza di fiducia.
Apprezzo il gesto, comunque, perché al di là delle motivazioni che l'hanno portata a compierlo è qualcosa di profondo: quell'oggetto è l'unica cosa rimastale del padre.
Riesco persino a parlarle civilmente: credo che Amelie sia come un virus; se lo prendi e non ti curi in tempo...
In alcune cose sembra diversa, ma credo che sia sufficientemente vero quel detto che recita "Tutto cambia solo per rimanere uguale a sè stesso".



All'orfanotrofio sono venuti a mancare medicine, vestiti, cibo. Sono riuscita ad acquistarne, ma ci fosse stato un equipaggio che abbia accettato di fare il viaggio: sono sicura che se avessi chiesto il trasporto di merce illegale avrei avuto soltanto l'imbarazzo della scelta.
Persino Jack non ha potuto prendere questo lavoro, ma, e questo fa la differenza tra lei e la maggior parte della gente, non si è tirata indietro e mi ha aiutata fornendomi  il contatto di John Cassidy, capitano della "Lucky Bastard".
E' stato un viaggio strano. La rotta è stata quella di sempre, tutto è andato a meraviglia, ma mi ha lasciato addosso una sensazione indefinibile. Ho avuto bisogno di tempo per riflettere e solo di recente credo di aver capito: è stato un viaggio di scoperte. Ho scoperto che le opinioni che ho su Jack erano corrette, ho imparato a conoscerla meglio attraverso i racconti su di lei da parte dell'equipaggio della Lucky. Beh, la maggior parte di esso: John si è limitato al minimo indispensabile e per quanto riguarda il lavoro. Alcuni, silenzi, comunque, dicono tanto quanto decine di domande. Ho scoperto qualcosa su me stessa e questo mi fa paura. Ho scoperto che ancora qualche essere umano che vive dignitosamente esiste.
E' stato piacevole viaggiare con loro. Tutto questo mi ha spinto a prendere una decisione. 
Quando sono tornata ho voluto organizzare una festa per Jack. Amelie si è offerta di mettere a disposizione il ranch e, è un angelo, di cucinare. Eir è stata un complice perfetto, non ha potuto esserci (credo che abbia qualche problema: immagino quale, vorrei parlarle) e ha demandato a Red l'applicazione del piano per portare Jack al ranch.
Beh, è stata una bella serata. Ho pure scoperto che Jack sa sorridere. Ha un bel sorriso. Dacchè la conosco l'ho vista realmente serena.
Nella vita spera il meglio ma aspettati sempre il peggio.
Ecco, in questo caso il peggio non è arrivato e il meglio sperato è stata una piacevole sorpresa.

Amelie e Brent. Magari la maggior parte della gente non ha capito, ma conosco abbastanza quella donna per capire anche quello che tace. Come d'altro canto è vero il contrario. Sospetti, però, non vogliono dire certezze e allora ho preferito aspettare, ascoltare, osservare. Beh, le certezze sono arrivate e sinceramente vedere Amelie in quelle condizioni è... Mi si è stretto il cuore. Non se lo merita. Proprio per niente. Neanche Brent, se è per questo. Quell'uomo è meglio di quanto pensi. Non è un santo... Chi lo è?... Non è un santo, ma è molto più dignitoso, rispettoso e morale di tanta gente che sostiene di esserlo in maniera sbandierata fin troppo apertamente.
Nella vita spera il meglio ma aspettati sempre il peggio.
Direi che il pasticcio che ho combinato è stato l'incarnazione perfetta di questo detto.
Ho sperato il meglio intromettendomi e dicendone di tutti i colori a Brent.
Mi sono aspettata il peggio perché ero convinta che avrei dovuto dire addio, ero pronta a farlo pur di vederli sereni assieme, a entrambi.
Beh, a quanto pare anche questa volta il peggio non è arrivato. E, come dicevo, Brent è meglio di quanto, sospetto, lui stesso possa pensare. Amelie sembra essere tornata quella di prima e credo che Red non debba più "minacciarla" perché mangi come si deve.

Nella vita spera il meglio ma aspettati sempre il peggio.
Per fortuna qualche volta il meglio arriva.

 L'equipaggio della Lucky Bastard:
John
Nadia
Froome
Luther
Rob

venerdì 20 luglio 2012

Sorpresa

Huj. Sono sorpresa. Ha l'incredibile capacità di tenermi di buon umore. Certe cose non le cerchi e non le chiedi: anche se ne hai bisogno. Capitano. E certe volte sono delle buone cose.
Mi sono trovata a raccontarle cose che non ho raccontato a nessuno e non è stato ne difficile ne imbarazzante. Stranamente neanche doloroso.
Se l'è presa a morte. Era indignata. E sorpresa che sia nata nel Core.
Ho capito alcune cose di lei.
Ha ricambiato le confidenze che le ho fatto. Non che fosse una gara di favori, ovviamente.
Doveva essere uno di quei momenti in cui ci sono due persone che hanno voglia e bisogno di parlare con qualcuno. Parlare e, magari, trovare comprensione reciproca. Posso solo dire che, personalmente, ho provato una sottile soddisfazione che abbia scelto me per farlo.
Certo, qualcuno potrebbe dire che quello che mi ha raccontato è qualcosa di "stupido" e io risponderei che si tratta sempre di punti di vista. Quello che per qualcuno è stupido per altri è di fondamentale importanza.

"Mai giudicare un libro dalla copertina".
Nel caso di Huj mi sembra vero più che mai.


"LA SENSIBILITA' LA PUOI TROVARE NEGLI OCCHI DI HA SOFFERTO ED E' DIVENTATO FORTE MANTENENDO UN CUORE DOLCE."




martedì 10 luglio 2012

La pazzia del Verse

Il Verse è impazzito.
Jack si fa sparare.
Sterling si fa sparare.
Ritter si fa sparare.
Sembra una gara a chi voglia farsi ammazzare prima.
Il Verse è impazzito. Sono stati otto giorni da incubo.
McCarty torna a pezzi.
Evah sparisce nel nulla.
Brent sembra roso da qualcosa.
Jan non dà notizie di sè.
Il Verse è impazzito. E io con lui.
Sto riuscendo a metabolizzare tutto quanto soltanto adesso.
Electra. "Era già da qualche tempo che avevo dei dubbi.". Perché non li hai espressi questi dubbi? Hai preferito continuare a portarmi a letto e tacere. Perché?
"Ho voluto convincermi che fossi innamorata di te.". Hai continuato a portarmi a letto. Perché?
Hai voluto, deliberatamente, fraintendere un messaggio e coglierlo come occasione per fingere che io ti avessi lasciata piuttosto che parlarmi. E dirmi in faccia la realtà dei fatti. E hai continuato a portarmi a letto.
Ti scrivo dicendoti che avremmo dovuto parlare e vai a letto con Neville. Non hai avuto nemmeno quest'ombra di rispetto. Come lui. Gli dici che IO ti ho lasciata e lui non ha nemmeno la compiacenza di scrivere un semplice "Mi dispiace". E tutto andava avanti "da qualche tempo". Tra i due è  forse quello con minora colpa, ma non è sicuramente innocente perché i tradimenti si perpetrano sempre in due.
"Ti chiedo scusa. Non fare sciocchezze perché ci tengo a te.". Scusa? Credi che basti questo? Da come ti sei comportata parrebbe di sì. Da come ti sei comportata pensi che basti questo a renderti pulita e nel giusto.
Rachel Adams è molto più onesta. Non mi piace, ma almeno non ha il peccato dell'ipocrisia.
Il Verse è decisamente impazzito.
Rachel Adams che mi dice di trovare una ragione di vita. Rachel Adams che ha ragione.
Jack e le sue parole. "Prima o poi chiunque ti tradisce".
"Mi dispiace". E' quello che mi ha detto quando sono andata a prenderla all'uscita dalla prigione e ha chiesto cosa ci fosse che non andava invece di spaccarmi la faccia.
Già. Sono andata a trovarla. Non sembrava lei. Era come se qualcuno le avesse strappato qualcosa. Ho tentato di smuoverla da quell'immobilismo spirituale. Da quella mancanza di fuoco interiore. Non so se sia servito, ma il fatto che non abbia cercato di saltarmi alla gola all'uscita dalla base... Beh, forse sono stata un po' d'aiuto. Chissà. Adesso, ho notato, si firma Jack e non più Rooster.
"Tu sei matta, Vasilye". Potrebbe essere il suo modo di dire che tutto sommato non le dispiaccio.
Sterling. Sterling che cerca di divorare il dolore prima che il dolore divori lei. Sterling che piange nascosta dalle lenzuola. Sterling che mi ringrazia con quel dito medio sollevato che, per lei, è un'esplosione d'affetto. Sterling. Come si può definirla? Non mi viene in mente altro che Sterling per poterla definire. Sterling che litiga con Quinn. Come due ragazzine. Se non fosse stato un momento in cui avevo smarrito me stessa avrei trovato la cosa esilarante. Dei, poi dicono delle bionde...
Ritter. Avrebbe potuto trovare un modo meno drastico per attirare l'attenzione e per concedersi un po' di riposo. Spero sappia che quando tornerà tra noi, Sterling lo rispedirà dritto di filato in ospedale.
Il Verse è maledettamente impazzito.
McCarty che si preoccupa per me. McCarty che va da Amelie dicendole di starmi accanto. McCarty che è una continua fonte di sorprese. Non la capisco e credo che non la capirò mai. Questo non vuol dire che smetterò di provarci. Nonostante tutte le barriere che sono sorte tra di noi. Cercherò di non smettere. Soprattutto adesso che Evah è sparita nel nulla. Non quando c'è il ritratto che mi ha spedito una volta a ricordarmi che è più di quello che appare.





Jan è tornato. Sta bene. Ogni tanto una buona notizia. Ogni tanto il Verse non sembra così pazzo.









lunedì 25 giugno 2012

The ballad of a Browncoat

Certe cose vengono in mente sempre nei momenti più strani. Mi chiedo se siano davvero coincidenze dovute al caso, ricordi sfumati che bussano alle esperienze del presente o... Non saprei davvero. Solo è da qualche ora che non faccio altro che pensare a questa ballata.

In front of the storm, i'll stand
In front of the storm, i'll tremble
I'll tremble, but i'll stand
In front of the storm, my limbs will be broken
In front of the storm, my heart will be broken
I'll be broken, but i'll stand
In front of the storm, the past will haunt me
In front of the storm, the present will scare me
I'll be haunted and scared, but i'll stand
In front of the storm, you'll say "Run, fool!"
In front of the storm, you'll say "You'll die, fool!"
I'll die, but i'll stand
I'll die, but i'll not run
In front of the storm, i'll stand
In front of the storm, i'll throw my soul beyond the fence
In front of the storm, i'll retain my pride
In front of the storm, i'll retain my honor
In front of the storm, i'll fall but...
...i'll stand

(Anonimo soldato indipendentista)

Panta rei

Ogni cosa inizia. Ogni cosa ha una fine.
Presto o tardi accade. E' sempre e solo questione di tempo.
Delle volte il cambiamento è piacevole, altre no.
E' sempre, comunque, traumatico.
Mi hanno detto che devo crescere. Come se questo volesse dire dover rinunciare a sorridere, a sperare in qualcosa di buono, a cercare di no allo schifo che si aggira per il Verse. Come se tutto questo volesse dire essere ingenui o stupidi. Come se per andare avanti fosse necessario impugnare sempre la pistola e ringhiare contro il prossimo a prescindere da tutto.
E' vero, bisogna crescere, ma questo non equivale a diventare grande. Come mio padre che è diventato un cadavere che cammina molto tempo prima che la morte venga a prenderlo. O come mia madre, la cui vita è un sepolcro imbiancato dal sole.
Sembra che crescere sia diventato sinonimo di inaridimento. Come se un sorriso fosse una colpa. Come se fidarsi di qualcuno sia un reato tra i più esecrabili.
E' vero, bisogna crescere, ma per farlo non sono disposta a pagare il prezzo che in troppi sembrano ritenere di dover pagare.
E quando alcune cose arrivano nei momenti più bui e meno improbabili... Beh, in queste occasioni sono lieta che a fatica, zoppicando, cadendo e rialzandomi, io riesca in qualche modo a non dimenticare alcune cose.
Jack Rooster, per esempio. E le sue parole. Per le quali vorrei avere una memoria migliore.
"Hai qualcuno di cui ti fidi ciecamente? Qualcuno a cui affideresti la tua stessa vita e tutti i tuoi segreti?"
"Sì, ce l'ho."
"Stupidaggini. Tutti, prima o poi, ti tradiscono!"
Il discorso è stato di gran lunga più esteso e, per quanto pacato, più feroce.
Alla fine, però, quella donna così severa mi ha sorpresa e mi ha dato una cosa molto preziosa: speranza e ottimismo.
"Credo in quello che ti ho detto. Forse, però, non è sempre vero. Magari non lo sarà per te. Te lo auguro."
Un'altra volta mi diede un oggetto, scolpito da lei: un gatto di legno.
Adesso, ci sono volte che quest'oggetto è diventato un mantra per non perdere di vista la speranza.

Un oggetto, e il suo significato, che dovrei ricordare più spesso. Come con Electra.
Quanto sono stata stupida a non capire. A non riuscire a guardare oltre le sue parole. A non cogliere il vero significato di quello che voleva dire. Paura. Sempre la paura. E le conseguenze di quando si agisce spinti dal suo impulso.
E' passato un po' di tempo. Molte cose sono finite. Altre sono iniziate.
Electra. Ci siamo. Ci conosciamo. Proviamo. Sbagliamo. Ci fermiamo. Riflettiamo. Ricominciamo. Tentativi. Come due bambine che vanno alla scoperta della vita. Delle volte vorrei che fosse più dolce, con me perché il resto del Verse non conta, ma poi mi dico che mi piace così com'è. Che mi sono innamorata per come è e non per come vorrei che fosse. Quel che verrà verrà e quel che sarà sarà.
E poi... Delle volte... Beh, delle volte riesce a uscirsene con cose così intense, nella loro semplicità, che rimango a bocca aperta. So che qualche volta non riuscirò a trattenermi e piangerò. Immagino già le sue parole. E già sorrido. Così come so che qualunque cosa succeda sarà lì, salda come una roccia.
Evah. Ho avuto molto da qualcuno che è conosciuta con il soprannome di Ice Queen. Ho avuto molto per il poco che ho dato. Ho avuto molto e sono in qualche modo convinta che lei lo sappia, ma che non si approfitti della cosa. Come sarebbe facile fare.
Ogni cosa finisce. Ogni cosa ha un inizio.
Ho chiuso con i Phantom. I motivi sono numerosi. Ho chiuso con Ace. Il motivo è uno solo: non mi fido di lui. E quando Lydia si renderà conto di che tipo di persona sia spero che ci sia ancora qualcosa di recuperabile. Lydia. Vuole chiarire. Così ha detto. Le devo quello che le devo quindi una possibilità è il minimo che si merita. Non la cercherò più, però, perché adesso tocca a lei farlo.
Ho chiuso con i Phantom, ho iniziato con Hall Point. Ho iniziato con Brent che mi ostino a chiamare "bel tenebroso" e che ha avuto la pazienza di ascoltare la mia versione dei fatti. Non so se mi abbia creduto, ma, in questo momento, non importa. Ha ascoltato. E' molto.
Huj. Fuori come un balcone, ma genuina e inarrestabile in ogni cosa che fa. I ragazzi della Sicurezza. Doc Ritter. Quell'uomo è immenso. Sembra essere un filosofo nichilista che il nichilismo lo corteggia solo per prenderlo a schiaffi.
Una cosa finisce, una ne inizia. Una cosa inizia, una finisce. Panta rei. Fino al prossimo capitolo.

venerdì 8 giugno 2012

Tra le fauci dell'Abisso

L'Abisso si è spalancato. Mi ha trascinata nelle sue profondità. E io non ho più la forza di uscirne. Non ho più niente da dare. Non una mano da afferrare.

"Quando non puoi camminare, striscia. Quando non puoi più strisciare... Trova qualcuno che ti porti."

Non c'è più nemmeno quello. Ho dato. Troppo. Ho bruciato come una fiamma troppo intensa.


La Tigre

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

In quali abissi o in quali cieli
Divampò il fuoco dei tuoi occhi?
Su quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello in quale fornace fu forgiato?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?

Quando le stelle gettarono le loro lance
e lavarono il paradiso con le loro lacrime:
Egli sorrise a vedere il Suo lavoro?
Colui che creò l'Agnello, creò te?


Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale occhio
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?

William Blake (Poeta della Terra che fu)

domenica 3 giugno 2012

Equitazione

"Come fai a passare tanto tempo su Greenfield se non sai andare a cavallo?"

Jack ha l'invidiabile capacità di ridurre le cose all'essenziale. Le ho detto che la vedo come una persona dalla quale, in un modo o nell'altro, c'è da imparare. La risposta è stata che non è vero, che non ha niente da insegnare. Ciononostante, qualche minuto dopo si è offerta di insegnarmi a cavalcare. Avrei voluto dirle: "Hai visto che non è vero quello che hai detto?". Non l'ho fatto. Per qualche strano miracolo, sono riuscita a mordermi la lingua e a tenere la cosa per me. Credo di aver voluto evitare che quel piccolo spiraglio che si è aperto si richiudesse rumorosamente.
Ci siamo incontrate al Crazy Horse Saloon. Ol'Mike suonava e noi parlavamo. Non crede in certe cose e mi sono sentita triste per lei. Lei, di contro, deve avermi vista come un'illusa. Non è una gara a chi ha ragione. Forse lei, forse io. Magari, però, è una di quelle situazioni in cui la verità sta nel mezzo. Il punto è che c'è sempre più di quello che sembra. In ognuno di noi. E' forse per questo che provo una sorta di bizzarra affinità con questa donna dura e inflessibile: perché c'è qualcosa di più.

Per certi versi mi ricorda Electra.

Abbiamo fatto notte. Ha davvero iniziato a insegnarmi i rudimenti dell'equitazione. C'è sempre più di quello che sembra. In ognuno di noi. Mi ha lasciata con queste parole: "Credo in quello che ti ho detto. Forse, però, non è sempre vero. Magari non lo sarà per te. Te lo auguro".

Era sincera.

Mi darà altre lezioni.

Chissà. Forse riuscirò a capirla meglio. Forse riuscirò a imparare altro, da lei, oltre che andare a cavallo.
Me lo auguro.

Sono stesa nel letto, al saloon, ci siamo lasciate da pochi minuti, e pensando a lei mi trovo a rimpiangere di non averla avuta a fianco durante la guerra.

E' l'incarnazione del "nessuno viene lasciato indietro". Un motto che è valido in molti sensi.

Jack Rooster.

Guerra

In un modo o nell'altro non si smette mai di combattere. Possono cambiare le armi impiegate e i metodi, ma non i risultati: rovine fumanti e cadaveri. E non importa che le rovine e i cadaveri siano dentro di noi e non su un campo di battaglia, si lasciano dietro lo stesso carico di desolazione, dolore e senso di colpa.

Hanno sparato a Quinn. Le hanno sparato e io non ero lì per lei.

E' strano, forse pazzesco, che quella ragazza abbia assunto una tale importanza. Non la conosco, non da molto, eppure... Eppure le ho detto che è come avrei voluto che fosse mia sorella.
Ero pronta a partire per risolvere una volta per tutte il problema di Baylong. Sono ancora pronta a partire per farlo. E' stata soltanto la promessa che è riuscita a strappare sia a me che a Sterling ad avermelo impedito. Ha qualcosa in mente. Qualcosa di definitivo. Come è giusto che sia.
E' una guerra. Non c'è altro modo di definire la cosa. E' una guerra per la sopravvivenza. Come qualsiasi guerra. Alla fine, spogliando tutto delle belle parole e degli ideali, una guerra è sempre per la sopravvivenza: fisica e non. In tutto ciò è l'unica ad averlo capito. E l'unica, anche, ad aver realmente compreso cosa è davvero necessario fare.

Da più parti mi è stato detto che dobbiamo fare quadrato. Non è sbagliato. A quanto pare, però, quello che sono intenzionati a fare è di esporre denuncia all'Alleanza, a Wolfe. Questo getta una seria ipoteca sulla mia permanenza a bordo. Voglio bene a tutti loro, ma le necessità dell'equipaggio cozzano in maniera troppo stridente con quello che sono stata. Con quello che in qualche modo sono ancora. Non lo capiscono. Non possono capirlo. Per fortuna. Non erano a Tribeqa Point. Per fortuna. Non erano a Serenity Valley. Per fortuna. Non sono dei soldati. Per fortuna.

Hanno sparato a Quinn e io non ero lì per lei.

Stesa su quel tavolo operatorio sembrava un angelo caduto. Un angelo con le ali spezzate. Si è svegliata. Ne è uscita. Si sta riprendendo. La prossima volta potrebbe non essere così fortunata. Il tempo è poco.

Sterling. Si è persa nello spazio (come se fosse una cosa da tutti i giorni). Ha l'aria di una sopravvissuta. E' sopravvissuta anche al gelido abbraccio del Verse. Il fatto che io l'abbia ripescata è soltanto un dettaglio. Se ci sono riuscita è perché lei ha avuto la volontà di non mollare. E' una sopravvissuta. Chiunque indossi un browncoat è un sopravvissuto. La sera che hanno operato Quinn non è stato detto niente. Non c'era bisogno di dire niente. Sapevamo entrambe cosa fare. Ci siamo guardate. Non è stato necessario altro. Poi Quinn ci ha strappato quella promessa. Aspetteremo.

Quinn e la sua promessa. Non è l'unico motivo ad avermi fermata. Ce n'è un altro. Più profondo. Radicato. Importante. Lei. Non potrei farle una cosa del genere. Non potrei partire senza parlargliene. Senza cercare il suo consiglio. Senza sentire la sua voce.

domenica 27 maggio 2012

Fiamme verdi

Sono ferma in mezzo a una folla. Piccole formiche indaffarate. Osservo da lontano. Mughain parla con una donna. Osservo da lontano. Come se avesse bisogno della mia protezione. Alla fine non resisto e le mando
una comunicazione cortex, è da troppo tempo che non le parlo. Riesco a trascinare lei e la sconosciuta in un gioco a rimpiattino in mezzo all'hangar di Hall Point.
E' divertente, soprattutto perché immagino i suoi commenti.
La sconosciuta, adesso vedo che ha i capelli rossi, dev'essere un tipo notevole se Mugh ci parla così tranquillamente. Si presenta con un ghigno divertito, una pistola spianata e una parola: bang.
E io pensavo di essere strana. Si chiama Electra Williams.

Dettagli insignificanti assumono significati profondi, enormi, in maniera del tutto inaspettata.
E' per questo che bisognerebbe cercare di avere considerazione di tutto: non sai mai quando qualcosa attraverserà nuovamente la tua vita.
Karma.

Hall Point. Ancora. Ancora la donna dai capelli rossi. Ancora Electra. Ha un carattere che non invoglia a fare conversazione con lei.
Eppure... C'è qualcosa, nascosto sotto la superficie. La profondità quieta di un mare altrimenti in tempesta. Qualcosa che filtra attraverso alcune piccole crepe che la nostra chiacchierata ha aperto per qualche istante nella sua dura e ruvida scorza. Ha sofferto. Per amore. Ha sofferto per delle perdite. Ha sofferto e la cosa me la fa sentire vicina. Se ne va e la osservo a lungo, anche quando non c'è più, cercando di capire qualcosa.

Ha gli occhi verdi. Brucianti. Intensi. Vivi.

Greenfield, la Quercia Nera. Questo posto ha qualcosa di speciale. Questo gigante antico e solenne sembra riuscire a dare al posto un qualcosa che non saprei definire. Magico, forse. Non so. So solo che riesce a comunicarmi una serenità che non riesco a trovare in altri posti.
Arriva Wolfe. Vuole sapere di Rachel Adams. Mi sento a disagio. E' intelligente e passabilmente educato, ma privo di elasticità mentale, e come tutti gli Alleati convinto che l'Alleanza sia tutto. Non posso dire di odiarlo, ma non mi piace.
Arriva dal ponte. La vedo. Per un istante ho l'assurda convinzione che sia lì per me. Mi sento stupida ad averlo solo pensato, probabilmente non si ricorderà nemmeno chi sono, ma anche stranamente euforica. Mi sento piacevolmente stupita quando mi smentisce: si ricorda eccome.
Wolfe chiede di Rachel Adams anche a lei. Affronta la discussione come se fosse un duello verbale. Non so perché noto così tanti dettagli e proprio in questo momento. La linea delle spalle, la curva delle labbra, la posizione delle gambe...
Sono una bugiarda. Lo so. Ho paura di saperlo. E di ammetterlo.
Rimaniamo sole. Parliamo. E suono per lei. Mi sento stupida. Sono tornata dall'orfanotrofio. Glielo dico. La cosa sembra colpirla e mi dice che vuole saperne di più. Mi fa una confidenza. Suo padre suonava un'armonica come la mia. Ha ricevuto una promozione. Le farò un regalo.

Quegli occhi...

Il regalo è arrivato a destinazione. Ho avuto una paura folle di essere scivolata nuovamente in un abisso. Ha mandato un messaggio.

"Ho appena ricevuto la tua roba... dì un po', Zorra... ci stai provando?
E.W."

Sì, maledizione, lo sto facendo!

"Mh. Dovremmo parlarne di persona... suppongo.
E."

Ho paura. 

Ancora Greenfield. Ancora la Quercia Nera. Ancora quegli occhi, ancora lei. E' bella, dei... Parliamo, ma faccio fatica ad ascoltare e a parlare. E' bella. Parliamo. Il mio mondo inizia a implodere. Ancora. Di nuovo.
E' bella da fare male. Inizio a sbagliare. Dico stupidaggini. Faccio stupidaggini. Mi preparo a scivolare in quell'abisso. Questa volta non ne uscirò, non ce la faccio.

Inizio a perdermi. I pensieri sono schegge impazzite. Un temporale violento dentro di me. Vorrei sparire. Eclissarmi. Non sentire.
Stupida. Non avevo capito niente di niente.
E' spaventata quanto me. Una bella coppia, non c'è che dire. Coppia, questa parola ha un bel suono. Andiamo via col suo cavallo, sono seduta davanti a lei. Mi sento protetta, in un posto sicuro. Mi stringe a sè. Mi sento una principessa delle fiabe.
Per la prima volta da tanto tempo sono assolutamente serena.
La adoro.

Quegli occhi sono le fiamme a cui posso scaldarmi senza paura di rimanere bruciata.

Ordine

Troppo da dire. Pensieri si affollano nella mente e premono tutti insieme per uscire.
Dovrei fare ordine come in una vecchia soffitta. Buttare via le cose che non servono e tenere soltanto quelle veramente utili.
Ho paura, però, che possa voler dire rinunciare a una parte di me stessa.
Siamo la somma delle nostre esperienze: rinunciare a una di esse, provare a cancellarne il ricordo, ammesso che sia possibile, non ci rende meno di quello che siamo diventati?

Cercherò di mettere ordine. Tutto sommato, forse, questo diario avrà la sua utilità.

giovedì 24 maggio 2012

Frammenti

E' da tanto tempo che non mi prendo la briga di tenere un diario o qualcosa che gli assomigli. Credevo di aver perso l'abitudine, di non ricordare come fare. Adesso che mi sono decisa, mi rendo conto che non è così facile come sembra. Scrivere ti costringe a pensare. E a ricordare. New London, Claire, mio padre, la guerra e quello che è venuto dopo. Frammenti.
Dovrei arrendermi, forse l'ho fatto e non me ne rendo conto, e invece cerco ancora qualcosa. Quando penso di averla trovata la vedo scivolare tra le mie mani come acqua. Ecco. Sono queste le occasioni in cui dovrei fermarmi, sbarrare le porte e lasciare fuori l'intero dannatissimo Verse. Non lo faccio. Non ci riesco. Non so se si tratti di stupidità, ingenuità o paura.
Sicuramente non è possibile, non più, da quando ho deciso di farmi carico dell'orfanotrofio.
Qualcuno deve badare a quei figli dimenticati della guerra. Mi sono assunta questo onere per buon cuore o per lavarmi l'anima da qualcuno dei peccati che ho commesso? Non sono certa di voler conoscere la risposta. Non la cercherò. Non sono sicura di poterla accettare: ne in un caso ne nell'altro.
So che è per loro che sono tornata a girovagare per il Verse.
La collaborazione con Murdoch nel rapimento di Heisenberg. E' stato un pessimo inizio. Qualcosa, però, si è sistemato. Qualcosa è cambiato.
Mughain.
Lydia.
Amelie.
I Phantom Contractors.
Jack.
Donna.
Miss Roonamei.
Doc Ritter.
Electra.
E tanti altri. Da ognuno di loro ho preso qualcosa, anche se non lo sanno e non era nelle loro intenzioni di dare alcunché. E' così, però: nel bene o nel male i rapporti con il prossimo danno o tolgono qualcosa.