lunedì 25 giugno 2012

The ballad of a Browncoat

Certe cose vengono in mente sempre nei momenti più strani. Mi chiedo se siano davvero coincidenze dovute al caso, ricordi sfumati che bussano alle esperienze del presente o... Non saprei davvero. Solo è da qualche ora che non faccio altro che pensare a questa ballata.

In front of the storm, i'll stand
In front of the storm, i'll tremble
I'll tremble, but i'll stand
In front of the storm, my limbs will be broken
In front of the storm, my heart will be broken
I'll be broken, but i'll stand
In front of the storm, the past will haunt me
In front of the storm, the present will scare me
I'll be haunted and scared, but i'll stand
In front of the storm, you'll say "Run, fool!"
In front of the storm, you'll say "You'll die, fool!"
I'll die, but i'll stand
I'll die, but i'll not run
In front of the storm, i'll stand
In front of the storm, i'll throw my soul beyond the fence
In front of the storm, i'll retain my pride
In front of the storm, i'll retain my honor
In front of the storm, i'll fall but...
...i'll stand

(Anonimo soldato indipendentista)

Panta rei

Ogni cosa inizia. Ogni cosa ha una fine.
Presto o tardi accade. E' sempre e solo questione di tempo.
Delle volte il cambiamento è piacevole, altre no.
E' sempre, comunque, traumatico.
Mi hanno detto che devo crescere. Come se questo volesse dire dover rinunciare a sorridere, a sperare in qualcosa di buono, a cercare di no allo schifo che si aggira per il Verse. Come se tutto questo volesse dire essere ingenui o stupidi. Come se per andare avanti fosse necessario impugnare sempre la pistola e ringhiare contro il prossimo a prescindere da tutto.
E' vero, bisogna crescere, ma questo non equivale a diventare grande. Come mio padre che è diventato un cadavere che cammina molto tempo prima che la morte venga a prenderlo. O come mia madre, la cui vita è un sepolcro imbiancato dal sole.
Sembra che crescere sia diventato sinonimo di inaridimento. Come se un sorriso fosse una colpa. Come se fidarsi di qualcuno sia un reato tra i più esecrabili.
E' vero, bisogna crescere, ma per farlo non sono disposta a pagare il prezzo che in troppi sembrano ritenere di dover pagare.
E quando alcune cose arrivano nei momenti più bui e meno improbabili... Beh, in queste occasioni sono lieta che a fatica, zoppicando, cadendo e rialzandomi, io riesca in qualche modo a non dimenticare alcune cose.
Jack Rooster, per esempio. E le sue parole. Per le quali vorrei avere una memoria migliore.
"Hai qualcuno di cui ti fidi ciecamente? Qualcuno a cui affideresti la tua stessa vita e tutti i tuoi segreti?"
"Sì, ce l'ho."
"Stupidaggini. Tutti, prima o poi, ti tradiscono!"
Il discorso è stato di gran lunga più esteso e, per quanto pacato, più feroce.
Alla fine, però, quella donna così severa mi ha sorpresa e mi ha dato una cosa molto preziosa: speranza e ottimismo.
"Credo in quello che ti ho detto. Forse, però, non è sempre vero. Magari non lo sarà per te. Te lo auguro."
Un'altra volta mi diede un oggetto, scolpito da lei: un gatto di legno.
Adesso, ci sono volte che quest'oggetto è diventato un mantra per non perdere di vista la speranza.

Un oggetto, e il suo significato, che dovrei ricordare più spesso. Come con Electra.
Quanto sono stata stupida a non capire. A non riuscire a guardare oltre le sue parole. A non cogliere il vero significato di quello che voleva dire. Paura. Sempre la paura. E le conseguenze di quando si agisce spinti dal suo impulso.
E' passato un po' di tempo. Molte cose sono finite. Altre sono iniziate.
Electra. Ci siamo. Ci conosciamo. Proviamo. Sbagliamo. Ci fermiamo. Riflettiamo. Ricominciamo. Tentativi. Come due bambine che vanno alla scoperta della vita. Delle volte vorrei che fosse più dolce, con me perché il resto del Verse non conta, ma poi mi dico che mi piace così com'è. Che mi sono innamorata per come è e non per come vorrei che fosse. Quel che verrà verrà e quel che sarà sarà.
E poi... Delle volte... Beh, delle volte riesce a uscirsene con cose così intense, nella loro semplicità, che rimango a bocca aperta. So che qualche volta non riuscirò a trattenermi e piangerò. Immagino già le sue parole. E già sorrido. Così come so che qualunque cosa succeda sarà lì, salda come una roccia.
Evah. Ho avuto molto da qualcuno che è conosciuta con il soprannome di Ice Queen. Ho avuto molto per il poco che ho dato. Ho avuto molto e sono in qualche modo convinta che lei lo sappia, ma che non si approfitti della cosa. Come sarebbe facile fare.
Ogni cosa finisce. Ogni cosa ha un inizio.
Ho chiuso con i Phantom. I motivi sono numerosi. Ho chiuso con Ace. Il motivo è uno solo: non mi fido di lui. E quando Lydia si renderà conto di che tipo di persona sia spero che ci sia ancora qualcosa di recuperabile. Lydia. Vuole chiarire. Così ha detto. Le devo quello che le devo quindi una possibilità è il minimo che si merita. Non la cercherò più, però, perché adesso tocca a lei farlo.
Ho chiuso con i Phantom, ho iniziato con Hall Point. Ho iniziato con Brent che mi ostino a chiamare "bel tenebroso" e che ha avuto la pazienza di ascoltare la mia versione dei fatti. Non so se mi abbia creduto, ma, in questo momento, non importa. Ha ascoltato. E' molto.
Huj. Fuori come un balcone, ma genuina e inarrestabile in ogni cosa che fa. I ragazzi della Sicurezza. Doc Ritter. Quell'uomo è immenso. Sembra essere un filosofo nichilista che il nichilismo lo corteggia solo per prenderlo a schiaffi.
Una cosa finisce, una ne inizia. Una cosa inizia, una finisce. Panta rei. Fino al prossimo capitolo.

venerdì 8 giugno 2012

Tra le fauci dell'Abisso

L'Abisso si è spalancato. Mi ha trascinata nelle sue profondità. E io non ho più la forza di uscirne. Non ho più niente da dare. Non una mano da afferrare.

"Quando non puoi camminare, striscia. Quando non puoi più strisciare... Trova qualcuno che ti porti."

Non c'è più nemmeno quello. Ho dato. Troppo. Ho bruciato come una fiamma troppo intensa.


La Tigre

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

In quali abissi o in quali cieli
Divampò il fuoco dei tuoi occhi?
Su quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello in quale fornace fu forgiato?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?

Quando le stelle gettarono le loro lance
e lavarono il paradiso con le loro lacrime:
Egli sorrise a vedere il Suo lavoro?
Colui che creò l'Agnello, creò te?


Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale occhio
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?

William Blake (Poeta della Terra che fu)

domenica 3 giugno 2012

Equitazione

"Come fai a passare tanto tempo su Greenfield se non sai andare a cavallo?"

Jack ha l'invidiabile capacità di ridurre le cose all'essenziale. Le ho detto che la vedo come una persona dalla quale, in un modo o nell'altro, c'è da imparare. La risposta è stata che non è vero, che non ha niente da insegnare. Ciononostante, qualche minuto dopo si è offerta di insegnarmi a cavalcare. Avrei voluto dirle: "Hai visto che non è vero quello che hai detto?". Non l'ho fatto. Per qualche strano miracolo, sono riuscita a mordermi la lingua e a tenere la cosa per me. Credo di aver voluto evitare che quel piccolo spiraglio che si è aperto si richiudesse rumorosamente.
Ci siamo incontrate al Crazy Horse Saloon. Ol'Mike suonava e noi parlavamo. Non crede in certe cose e mi sono sentita triste per lei. Lei, di contro, deve avermi vista come un'illusa. Non è una gara a chi ha ragione. Forse lei, forse io. Magari, però, è una di quelle situazioni in cui la verità sta nel mezzo. Il punto è che c'è sempre più di quello che sembra. In ognuno di noi. E' forse per questo che provo una sorta di bizzarra affinità con questa donna dura e inflessibile: perché c'è qualcosa di più.

Per certi versi mi ricorda Electra.

Abbiamo fatto notte. Ha davvero iniziato a insegnarmi i rudimenti dell'equitazione. C'è sempre più di quello che sembra. In ognuno di noi. Mi ha lasciata con queste parole: "Credo in quello che ti ho detto. Forse, però, non è sempre vero. Magari non lo sarà per te. Te lo auguro".

Era sincera.

Mi darà altre lezioni.

Chissà. Forse riuscirò a capirla meglio. Forse riuscirò a imparare altro, da lei, oltre che andare a cavallo.
Me lo auguro.

Sono stesa nel letto, al saloon, ci siamo lasciate da pochi minuti, e pensando a lei mi trovo a rimpiangere di non averla avuta a fianco durante la guerra.

E' l'incarnazione del "nessuno viene lasciato indietro". Un motto che è valido in molti sensi.

Jack Rooster.

Guerra

In un modo o nell'altro non si smette mai di combattere. Possono cambiare le armi impiegate e i metodi, ma non i risultati: rovine fumanti e cadaveri. E non importa che le rovine e i cadaveri siano dentro di noi e non su un campo di battaglia, si lasciano dietro lo stesso carico di desolazione, dolore e senso di colpa.

Hanno sparato a Quinn. Le hanno sparato e io non ero lì per lei.

E' strano, forse pazzesco, che quella ragazza abbia assunto una tale importanza. Non la conosco, non da molto, eppure... Eppure le ho detto che è come avrei voluto che fosse mia sorella.
Ero pronta a partire per risolvere una volta per tutte il problema di Baylong. Sono ancora pronta a partire per farlo. E' stata soltanto la promessa che è riuscita a strappare sia a me che a Sterling ad avermelo impedito. Ha qualcosa in mente. Qualcosa di definitivo. Come è giusto che sia.
E' una guerra. Non c'è altro modo di definire la cosa. E' una guerra per la sopravvivenza. Come qualsiasi guerra. Alla fine, spogliando tutto delle belle parole e degli ideali, una guerra è sempre per la sopravvivenza: fisica e non. In tutto ciò è l'unica ad averlo capito. E l'unica, anche, ad aver realmente compreso cosa è davvero necessario fare.

Da più parti mi è stato detto che dobbiamo fare quadrato. Non è sbagliato. A quanto pare, però, quello che sono intenzionati a fare è di esporre denuncia all'Alleanza, a Wolfe. Questo getta una seria ipoteca sulla mia permanenza a bordo. Voglio bene a tutti loro, ma le necessità dell'equipaggio cozzano in maniera troppo stridente con quello che sono stata. Con quello che in qualche modo sono ancora. Non lo capiscono. Non possono capirlo. Per fortuna. Non erano a Tribeqa Point. Per fortuna. Non erano a Serenity Valley. Per fortuna. Non sono dei soldati. Per fortuna.

Hanno sparato a Quinn e io non ero lì per lei.

Stesa su quel tavolo operatorio sembrava un angelo caduto. Un angelo con le ali spezzate. Si è svegliata. Ne è uscita. Si sta riprendendo. La prossima volta potrebbe non essere così fortunata. Il tempo è poco.

Sterling. Si è persa nello spazio (come se fosse una cosa da tutti i giorni). Ha l'aria di una sopravvissuta. E' sopravvissuta anche al gelido abbraccio del Verse. Il fatto che io l'abbia ripescata è soltanto un dettaglio. Se ci sono riuscita è perché lei ha avuto la volontà di non mollare. E' una sopravvissuta. Chiunque indossi un browncoat è un sopravvissuto. La sera che hanno operato Quinn non è stato detto niente. Non c'era bisogno di dire niente. Sapevamo entrambe cosa fare. Ci siamo guardate. Non è stato necessario altro. Poi Quinn ci ha strappato quella promessa. Aspetteremo.

Quinn e la sua promessa. Non è l'unico motivo ad avermi fermata. Ce n'è un altro. Più profondo. Radicato. Importante. Lei. Non potrei farle una cosa del genere. Non potrei partire senza parlargliene. Senza cercare il suo consiglio. Senza sentire la sua voce.