venerdì 8 giugno 2012

Tra le fauci dell'Abisso

L'Abisso si è spalancato. Mi ha trascinata nelle sue profondità. E io non ho più la forza di uscirne. Non ho più niente da dare. Non una mano da afferrare.

"Quando non puoi camminare, striscia. Quando non puoi più strisciare... Trova qualcuno che ti porti."

Non c'è più nemmeno quello. Ho dato. Troppo. Ho bruciato come una fiamma troppo intensa.


La Tigre

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

In quali abissi o in quali cieli
Divampò il fuoco dei tuoi occhi?
Su quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello in quale fornace fu forgiato?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?

Quando le stelle gettarono le loro lance
e lavarono il paradiso con le loro lacrime:
Egli sorrise a vedere il Suo lavoro?
Colui che creò l'Agnello, creò te?


Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale occhio
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?

William Blake (Poeta della Terra che fu)

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